In questo contributo, che ho saccheggiato a casa dell’amico Gian Carlo Ceci, è montata la
sua mitica radiocronaca dei tempi
supplementari dello spareggio di Triestina-Parma 1-3 (valido per la
promozione in serie B, al termine del campionato di serie C 1, girone A 1978-79,
con collegamento in diretta dallo Stadio Menti di Vicenza, di lunedì 18 giugno 1979)
ed una serie di interviste registrate da Luigi Pasqualis sia negli
spogliatoi (ai protagonisti e all’emozionatissimo Presidente Ernesto
Ceresini), sia in Piazza Garibaldi, nel cuore di Parma, in quello che
sarebbe diventato, negli anni a venire, il tradizionale punto di ritrovo per
migliaia di tifosi per festeggiare traguardi ancor più prestigiosi (dalla prima
Promozione in Serie A dell’89-90, ai successi nelle Coppe nazionali ed Europee,
fino alle salvezze degli ultimi anni, prima del ritorno nella massima serie di
pochi mesi fa).
Pluricitato – sia nella radiocronaca, che nelle
interviste – Carlo Ancelotti, che al termine di quella tormentata, ma
alla fine felice stagione del Parma, scelto e voluto da Nils Liedholm, sarebbe
passato alla Roma, per iniziare il suo cammino da professionista del calcio di
alto livello, prima come giocatore, poi come tecnico. Pluricitato, dicevo, ma
lo meritava davvero essendo, nell’occasione, autore di una doppietta (il gol di
apertura era stato di Fabio Bonci, la rete del momentaneo pareggio alabardato
di Panozzo su calcio di rigore): noi potremo ascoltare dalla viva voce di Gian
Carlo Ceci, la rete del definitivo 3-1 durante i drammatici tempi supplementari (la nostra registrazione parte,
infatti, dopo circa 5’
del p.t.s.), in cui il Parma era sì in vantaggio di una rete, ma con un uomo in
meno per un infortunio al calciatore Agretti costretto ad uscire, senza poter
essere sostituito, dal momento che l’unico cambio disponibile era già stato
effettuato precedentemente. Quella inaspettata legnata di Ancelotti sancì la fine delle sofferenze ed il ritorno
in serie B dei ducali. L’eroico Ceci,
provato da quasi due ore di diretta, come ripeterà spesso, ma soprattutto
proprio appena prima di quella rete (dopo aver citato il caposervizio sport della
Gazzetta di Parma Attilio Fregoso che
gli “faceva segno che non riusciva a
mantenersi calmo in questa crescente tensione che avvince tutti gli spettatori
qui allo stadio Menti di Vicenza, anche noi non riusciamo a trovare molte volte
le parole per eseguire la radiocronaca con tranquillità, come abitualmente facciamo
e con velocità, scusateci ma sono oltre, quasi, due ore che noi continuiamo a parlare
ininterrottamente”) non si sa dove abbia trovato la voce per urlare che era
gol (“Battuta la punizione Ancelotti, ed
è Gooooooooooooooool, Goooooooooooooool, Ancelotti, Gooooooooooooool, Ancelllotti.
Gol il 3-1 per il Parma. Ancellotti… Ancellotti… E’ gol… Ha sorpreso persino anche
noi che parlavamo… C’è stato il tocco di un compagnoche non abbiamo individuato…” E pazienza
se per il racconto preciso dell’azione più importante ha dovuto coinvolgere
qualcuno dei suoi tanti collaboratori: “Chiediamo
a Lino Pasqualis, ad Arturo, a Chiesa, chi ha toccato la
palla ad Ancelotti… Ecco sentiamo da Marco Nicolucci, spiegaci il gol...”
Per la cronaca Marco Nicolucci all’epoca collaborava con Radio Emilia, ma era
un redattore di Europarma Tv, l’odierna Teleducato. Quella redazione era forte anche
di Angelo Busani (oggi stimato notaio in Parma) e Luigi Alfieri (oggi Vice
Direttore della Gazzetta di Parma).
Lo stesso Nicolucci attualmente ha i galloni di capo alla sezione on line della prestigiosa Gazzetta dello Sport. Questa la sua
precisa descrizione di allora al microfono di Radio Emilia: “C’è stata una punizione al vertice
dell’area di rigore della Triestina, sulla sinistra della linea d’attacco del
Parma; Mongardi ha toccato per Ancelotti, che ha fatto partire una bomba di
destro che si è insaccata alle spalle del portiere della Triestina Bartolini,
senza che questi avesse potuto nemmeno intercettare il pallone. 3-1 per il
Parma e siamo ormai al 13’
del primo tempo supplementare. Ripasso la linea quindi a Gian Carlo Ceci.”
Il buon Gian Carlo doveva essere davvero provato dopo la terza rete, per farsi
aiutare da quello che indubbiamente era il più bravo – radiofonicamente
parlando – dei suoi collaboratori di allora, Arturo Dallatana, purtroppo
rubatoalla classe giornalistica da
quella dei notai (anche se sotto mentite spoglie, o meglio, taciute, visto che
non avrebbe mai pronunziato il suo nome, né voleva che lo facessero, altri
avrebbe per anni continuato a fare il commentatore anonimo delle gesta della
squadra di basket femminile, vanto della nostra città per radio e tv locali): “Ecco chiedo ad Arturo di surrogarmi per
qualche minuto, perché veramente dopo questa ennesima, nuova, grande emozione
mi viene a mancare un pochino la spinta per poter continuare. Arturo
riepilogaci il tutto…”
La redazione sportiva di Radio Emilia diretta da Ceci (in seguito passato a
RadioTvParma) avrebbe generato, in anni futuri, l’ossatura dell’attuale Gazzetta di Parma (cito ad esempio il
caporedattore Claudio Rinaldi, il caposervizio sport Paolo Emilio Pacciani e la
prima firma del calcio Paolo Grossi), ma in quei primi tempi era forte di
alcuni altri collaboratori adesso, ahinoi!, off-line:
tra quelli che Gian Carlo invoca in aiuto dopo il gol ci sono il suo coevo Lino
Pasqualis (del quale ascolteremo la verve
nelle interviste negli spogliatoi e ai tifosi) ed Andrea Chiesa, quest’ultimo
assai bravo soprattutto a condurre dallo studio, quando sapeva cucire con
maestria i vari collegamenti e coprire senza affanno gli eventuali inaspettati
spazi bianchi dovuti agli imprevisti che erano sempre in agguato.
Io a quei tempi non facevo ancora il radiocronista
(mi sarei cavato soddisfazioni in questo senso una decina di anni dopo,
narrando le imprese del Parma più forte, quello, per capirci, del trionfo di
Wembley), ma frequentavo il Tardini nella mia veste di Capo dei Servizi Tecnici
di Radio Emilia, addirittura in camice bianco: i vari cavi e fili (alcuni fanno
ancora bella mostra di sé…) che univano le diverse aree di intervento (la postazione
commentario, la tribuna stampa e gli spogliatoi) erano stati stesi direttamente
da me o sotto mia indicazione. Ed era così anche al Campo da Baseball (il
mitico Diamante Europeo che di questi
tempi non esiste più, dal momento che quell’area riqualificata, (oggi si ama dire così…) sarà dedicata all’Authority
Alimentare EFSA): pochi giorni fa, tuttavia, l’amico Massimo Ferrari (che
avrebbe ospitato la mia Eco Radio
nella sua casa in costruzione di Via Saffi, proprio in quel 1979) mi ha
ricordato (io lo avevo rimosso dalla memoria, come diverse delle mie malefatte…) come in occasione di questo
spareggio io mi fossi cimentato in una radiocronaca
della radiocronaca, cioè per gli ascoltatori della nostra radio sperimentale
avevo proposto la diretta dello spareggio con la mia voce, semplicemente
ascoltando il racconto fatto da Vicenza da un altro collega, forse Ceci, forse
Colombi (di Radio Parma).
Parlando
di Gian Carlo Ceci e Giuseppe “Pino”
Colombi non posso non ricordare, anche in questa sede, la lunga sfida tra i
due su chi sia stato il primo radiocronista del Parma Calcio. Per anni avrei
giurato Pino, ma gli indizi, riconosco che portano a Gian Carlo, che ricorda
perfettamente (però il nastro non l’ho trovato neppure in occasione della mia
visita a casa sua di ieri…) che la sua prima radiocronaca integrale avvenne in
occasione di Arezzo-Parma dell’11 gennaio 1976. In realtà c’è anche qualche
prova della veridicità di questo assunto, cioè la pubblicità apparsa sulla
Gazzetta di Parma di quel giorno, con l’emittente che reclamizzava questo suo
nuovo servizio di Radio Emilia per gli
sportivi, ed una notizia su una colonna il giorno successivo con la citazione
del’avvenuta radiocronaca (assieme a Gian Carlo Ceci sono citati Stefano
Frigeri, oggi stimato medico dentista, pubblicista ed ancora opinionista delle
gesta del Parma e Carlo Olivieri). Io avrei giurato per Pino, perché ricordo
una serie di esperimenti – che, a memoria, faccio risalire tra il settembre ed
il dicembre del 75 – fatti dall’elettricista Rolando Bersellini negli studi di
Radio Parma per cercare di mettere in onda il segnale della linea telefonica in
diretta. E lo scopo era, appunto, quello di far sentire le radiocronache dei
crociati. Ricordo perfettamente il metodo artigianale utilizzato: una ventosa –
attaccata all’apparecchio telefonico – captava la voce ed un piccolo altoparlante
la riproduceva. Di fronte a questo diffusore vi era un microfono, il cui cavo
entrava in una piastra perennemente in registrazione ed in pausa. Nel nostro
mitico mixer Galactron, infatti, non vi erano ingressi microfonici e questo era
l’unico escamotage per rimediare alla
pecca. Indubbiamente a Radio Emilia erano più evoluti (però, attenzione: siamo
già a Gennaio 76, mentre gli esperimenti di cui sopra, secondo me, ma non ho
prove, sono degli ultimi mesi del 75…), dal momento che tra gli editori vi era Marcello Pallini,
titolare di una ditta specializzata in radio telecomunicazioni, capace di inventare una sorta di traslatore ante-litteram, anche se i buoni uffici con
la Sip di Ceci (che
a quei tempi vendeva linee telefoniche) furono determinanti per riuscire ad
avere un allacciamento telefonico fisso negli stadi. Come ben sanno i
radiocronisti pirata di allora (tanti servizi, addirittura, erano confezionati
da balconi di case con vista, magari non sempre totale…, sullo stadio) i
cellulari erano ben lontani dall’essere inventati… Alla fine si sarebbe
raggiunto questo compromesso: Pino Colombi sarebbe stato il primo a fare
collegamenti flash in diretta, Gian Carlo Ceci il primo a fare l’integrale,
come lo stesso Colombi avrebbe cavallerescamente riconosciuto al giornalista
Claudio Rinaldi della Gazzetta di Parma
in un articolo di quel quotidiano del 10 gennaio 2006, dedicato al 30° della
prima radiocronaca…
Scusate
la lunga digressione, ma credo fosse doverosa…
Ripigliando
il filo del discorso, tra i nomi famosi, anche in ambito nazionale, che si
susseguono nell’audio-racconto ci
sono anche quello di Cesare Maldini, che sarebbe un dì divenuto Commissario
Tecnico della Nazionale e di Ariedo Braida, venturo uomo forte del
Milan, anche se, rispondendo all’intervistatore, questi era inciampato in un vezzo classico di quelli del mondo del
pallone, quello cioè di ripetere alcune volte, che il giudizio che stava
esprimendo lo aveva già detto precedentemente ad un altro microfono. In questi
casi chi fa la domanda non gradisce, intanto perché fa la figura di arrivare
secondo (se non terzo o quarto…) e in più è inutile specificarlo, perché ogni
media ha i propri affezionati seguaci, quindi è proprio superfluo star lì a quisquiliare che lo si è già detto da
un'altra parte…
P.S.
Nella riproposizione scritta della radiocronaca di Ceci del gol di Carlo
Ancelotti, ho cercato di essere fedele oltre al numero delle “o” di gol
pronunciate da quest’ultimo (non diceva mai rete, perché ha la “erre” moscia,
ha raccontato ad un collega e gli piaceva di più lo stile sudamericano che
quello italico dei maestri Ameri e
Ciotti) anche al numero delle “elle” del cognome di Ancelotti. A quei tempi,
infatti, spesso lo si chiamava Ancellotti, con due o più elle. Ma le cose di
radio è meglio sentirle che leggerle: dunque buon ascolto…
Gabriele Majo
– 23 ottobre
2009
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